9.8.14

Da qualche parte, bisognerà pure cominciare

Da qualche parte, bisognerà pure cominciare.

Ma cominciare (o ricominciare) oggi è una questione che può implicare tutta una serie di considerazioni che rendono il kick-off particolarmente gravoso.

Innanzitutto, questioni di anagrafe: come chiamare un blog nell’epoca della crisi dell’originalità? l’opzione nome-cognome-puntoqualcosa è un filino autoreferenziale. E se uno si chiama Mario Rossi, con tutto il rispetto per i Mario Rossi che popolano il pianeta e che magari tengono un rispettabilissimo blog, su Google dovrà remare contro a corazzate del tipo “gnoccaditurno.com” o “belloccioamericano.net” o “band-di-bimbiminchia.org”. Un’impresa.

Così ho scelto di giocare un po’ sulle parole. Partendo dall’elemento “uno” di un blog, il post; e poiché “post” veniva già usato dai latini ben prima dell’avvento della Silicon Valley, per indicare il “dopo”, ho riflettuto su che cosa rappresenti il “dopo” ai nostri giorni. Ed è forse fin troppo facile accorgersi che oggi stiamo vivendo un presente che è il “dopo” di una moltitudine di eventi che ci hanno inghiottiti, masticati e risputati fuori in una realtà che - mettiamoci l’animo in pace - non è la realtà dei nostri padri. Siamo sopravvissuti a una discontinuità spazio-temporale che ci è esplosa sotto gli occhi, nelle nostre vite e che oggi ci lascia con molti più dubbi di quanti ne avessimo dieci, quindici e forse anche venti anni fa. Il risveglio è brusco e ci sta lasciando sul palato la stessa pesantezza che si ha la mattina dopo una serata molto alcolica.

E’ forse quello che mi spinge a scrivere qualcosa di questa epoca, perché ne rimanga una piccola traccia anche per me stesso, una sorta di diario dinamico in cui mi sento di rendere viva una serie di riflessioni che altrimenti rimarrebbero confinate dentro di me. Senza la pretesa di essere originale, stilisticamente attraente, giusto, sbagliato e dannatamente… mainstream

Forse qualcuno rimarrà un po’ deluso. Non parlerò di politica, essenzialmente. Quindi non aspettatevi dotte dissertazioni sul significato del capitalismo, del post capitalismo (quello filosofico) e delle rispettive alternative. Meglio: penso che scriverò anche di politica, ma solo perché gli eventi correnti certe parole te le tirano proprio fuori dalla tastiera. E per quello che mi verrà da dire, mi curerò poco della sensibilità di chi legge se ritiene la mia posizione inconciliabile con le sue convinzioni. Non sono un uomo di destra (pur avendola votata), né di sinistra (pur avendola votata), non sono un uomo di centro (pur non avendolo mai votato). Mi sento piuttosto un sopravvissuto, un “postqualcosa” in questa marmellata ideologica, umana, tragicomica, che è diventata la politica in Italia negli ultimi vent’anni. Da quando più o meno ho cominciato ad interessarmente direttamente.

Quindi, fatte le dovute presentazioni, spero che ritornare a scrivere su di un blog mi tolga un po’ di ruggine dalla punta delle dita: non ho la pretesa di piacere e di emozionare. Ma spero che magari qualcuno si prenda la briga di dirmi come la pensa. Accetto anche di essere mandato a quel paese, meta come un’altra in un’estate mai decollata e un po’ appiccicosa: purché lo si faccia con garbo e arguzia…

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