25.8.14

Eliot Higgins, Bellingcat.com e l’open source information

Eliot Higgins è il blogger inglese autore di Brown Moses Blog, emerso dalle nebbie della blogosfera per avere individuato - con un certo margine di confidenza - la località in cui sarebbe stato decapitato il giornalista freelance James Foley da parte dei ribelli dell’ISIS.

Pur non essendo a sua volta un reporter freelance, Higgins ha analizzato approfonditamente il video della decapitazione alla ricerca di indizi utili ad individuare la località che non è stata resa nota dall’informazione “istituzionale”.

Quello che fa Higgins è un giornalismo di inchiesta “privato” e si basa essenzialmente su tutta una serie di informazioni che possono essere recuperate in rete: la stessa piattaforma che ha fondato e di cui ha curato il kickoff, Bellingcat, si autodefinisce for and by citizen investigative journalists.

Nel caso del truce e drammatico video in cui Foley perde la vita, Higgins ha isolato i soggetti dallo sfondo, evidenziando una serie di peculiarità e confrontandole via via per mezzo di Google Earth, Panoramio e altri filmati in rete, individuando alla fine come il probabile luogo delle esecuzioni sia una non meglio precisata località a sud di Raqqah, in Siria. Proprio dove, nel luglio scorso, venne tentato un blitz per liberare i prigionieri dell’ISIS da parte dei corpi speciali americani; blitz fallito, in quanto i ribelli avevano già spostato i prigionieri in altra località.

Seppure non suffragato da conferme “ufficiali”, quello che Higgins fa è ribaltare letteralmente i piani, capovolgendo la prospettiva a cui l’informazione tradizionale ci ha abituato e a cui inevitabilmente siamo assuefatti. Mentre nel linguaggio mediatico tradizionale il pubblico è fruitore passivo della notizia e dell’evento, mediato dal provider delle informazioni medesime (giornali, TV, siti web “statici”), con il giornalismo “open-source” è il pubblico stesso che viene incoraggiato a prendere parte all’informazione stessa. Non è solo un invito alla verifica della “notizia”, ma è soprattutto un invito a entrare in prima persona, attraverso le infinite vie della rete, nella notizia stessa. Contribuendo, semmai, all’approfondimento e alla condivisione delle informazioni che la costituiscono.

E’ la stessa descrizione di Bellingcat, su Kickstarter, ad essere eloquente:

bellingcat.com will unite citizen investigative journalists to use open source information to report on issues that are being ignored.

Il giornalismo di inchiesta, spesso esercizio esclusivo di reporter più o meno affermati, freelance e semplici appassionati di genere, ora apre ad un approccio rivoluzionario e amplia i propri orizzonti, in una sorta di role playing game in cui lo scenario non è fittizio ma è realtà e in cui il concetto di avatar stesso viene inevitabilmente rovesciato: non più una “maschera”, ma enhanced reality a tutti gli effetti.

E’ come se ci si trovasse all’interno di un web disegnato direttamente da Escher: scale infinite che si inseguono, l’osservatore che si ritrova ad essere osservato, chiavi che aprono tutte le porte o nessuna: il fruitore finale del medium è parte integrante del medium stesso, nella misura in cui contribuirà a veicolare - arricchendolo - il messaggio allo step successivo di fruizione, in un susseguirsi continuo di porte che si aprono su camere sempre diverse.

Il progetto di Higgins potrebbe essere l’alba di un nuovo modo di fare giornalismo, sempre più vicino al modello “anglosassone” (molto più liberale) e sempre meno al modello “italiano”. Non è un caso se - con toni e sfumature diverse - il dibattito sull’abolizione del famigerato “Ordine dei Giornalisti” serpeggia anche tra i banchi del nostro Parlamento. Certo, anche il giornalismo “aperto” avrà la necessità di trovare un codice, quantomeno un codice deontologico, per evitare che diventi un’unica melassa di link e percorsi a fondo cieco.

Ma questo modo di raccogliere e veicolare le informazioni è una medaglia che ha inevitabilmente un altro “rovescio”: la possibilità di raccogliere informazioni, incrociarle, verificarle, validarle, è imprescindibile da un web libero e senza limitazioni. L’esperienza della Primavera Araba ci ha insegnato che la capacità di “oscurare” la rete, i social network e la diffusione delle notizie è semplicemente… a portata di click. Nulla potrebbe vietare che il meccanismo stesso venga “infiltrato” ad arte al fine di ottenere un efficace depistaggio o la mistificazione delle informazioni. E’ forse questa la vera prova di maturità dell’open source information e il tempo ce lo dirà.

Ma senza una rete libera da lacci, lacciuoli, assurde costrizioni legali e veramente fondata sulla libertà di opinione, parola e pensiero, verrebbe messo in discussione non solo il giornalismo d’assalto “duepuntozero”. Verrebbe forse messo in discussione persino l’impianto intero della nostra società (soprattutto quella occidentale), colpevole troppo spesso di dare la propria libertà (in senso lato) per scontata.

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